sabato 23 marzo 2019

Il minimalismo porta frutti?


In tutta la Svizzera, a partire dagli anni 90 sono aumentate le fusioni tra i comuni. L’obbiettivo di tali fusioni è principalmente quello di rendere i comuni più efficaci e garantire servizi di qualità ai cittadini. All’inizio degli anni novanta in Svizzera si contavano ancora 3021 comuni, oggi sono 2212. Anche nel Cantone dei Grigioni si può osservare questo fenomeno, sebbene si sia avverato una decina di anni dopo: dal 2000 a oggi il numero dei comuni è passato da ca. 200 a 106. 

Le fusioni, avvenute su base volontaria, sono da attribuire a varie misure introdotte dal Cantone dei Grigioni per contrastare i problemi legati a comuni troppo piccoli e incentivare le aggregazioni. Spesso, quando un comune è di dimensioni troppo ridotte incontra ostacoli nell’adempiere alle sue funzioni, generando costi spropositati. 

Le misure consistono principalmente nel sostegno finanziario ai comuni che vogliono fusionarsi. Un’altra opzione è quella dei tagli economici ai comuni di piccole dimensioni contrari alle fusioni. La terza opzione invece è la più drastica: in presenza di precise condizioni il Gran Consiglio può dichiarare obbligatoria una fusione.

I motivi per cui una fusione può essere vantaggiosa sono vari: soprattutto finanziari ma anche politici. Comuni troppo piccoli fanno fatica a garantire servizi efficaci alla popolazione senza generare costi spropositati; infatti con le fusioni si mira spesso all’aumento della qualità e alla diminuzione dei costi del servizio pubblico. Dal punto di vista politico invece sorge spesso la difficoltà nel trovare personalità disposte ad assumersi le varie cariche, rendendo così impossibile prendere decisioni politiche.

Guardando a ciò che succede in tutta la Svizzera e nel Cantone dei Grigioni sorge spontanea la domanda se anche la Valposchiavo sia o possa essere toccata in futuro dal tema delle fusioni comunali. Gli umori che attualmente ci sono in Valle non sono dei più propensi per un’eventuale fusione. L’idea che Brusio e Poschiavo in futuro possano formare una sola entità comunale sembra lontana anni luce dalla realtà. Nonostante ciò non bisogna però escludere che in futuro alla popolazione venga posta questa domanda. Sebbene le fusioni obbligatorie non siano viste di buon occhio nemmeno ai piani alti, non è da escludere che il Gran Consiglio in futuro decida di fare uso della sua competenza e renda obbligatoria la fusione tra Poschiavo e Brusio; per esempio se la salute finanziaria dei Comuni dovesse diventare critica.

Le fusioni non sono però l’unica strada da percorrere. 
Un altro modo per adempiere ai compiti d’importanza regionale in modo più efficace è quello della collaborazione intercomunale. Nel 2016 è entrato in vigore il nuovo statuto della Regione Bernina e secondo l’articolo 5 “La Regione Bernina serve all’adempimento efficace dei compiti dei Comuni della Regione e alla presa in comune di decisioni vincolanti in affari regionali attribuiti dal Cantone o dai Comuni della Regione.” Essa è un ente di diritto pubblico cantonale con la propria personalità giuridica ed è stata creata con lo scopo di facilitare la difesa degli interessi comuni di Brusio e Poschiavo. I Comuni possono delegare precisi compiti a questo ente, in modo da garantirne l’adempimento uniforme ed efficace su tutto il territorio della Valle di Poschiavo. 

Potenzialmente potrebbe essere lo strumento giusto per far fronte ai compiti di interesse collettivo di Poschiavo e Brusio senza nulla togliere all’autonomia dei due comuni. Secondo i suoi statuti la Regione Bernina deve adempiere ai seguenti compiti: lo sviluppo del territorio, la protezione dei minori e degli adulti (Ufficio dei curatori professionali), lo stato civile (Ufficio dello stato civile), l’esecuzioni e fallimenti (Ufficio esecuzioni e fallimenti), l’amministrazione degli archivi di Circolo e altri compiti a norma della corrispondente legislazione speciale cantonale. In secondo luogo i comuni possono definire come compiti regionali i seguenti punti e delegarli alla Regione: la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti, lo sviluppo economico regionale; il registro fondiario e la promozione turistica.

La realtà dei fatti però sembra essere un’altra. Nel 2018 è stato tolto alla Regione il compito dello smaltimento dei rifiuti e la delega di altri compiti non sembra plausibile, almeno nel prossimo futuro. Dal canto suo la Regione sembra essere piuttosto inattiva e anche negli ambiti in cui potrebbe agire indipendentemente sembra che l’inerzia la faccia da padrona. Secondo il suo presidente progetti interregionali sono una perdita di tempo e non sono da prendere troppo in considerazione, nonostante essi negli ultimi anni si siano rivelati una strategia appagante. Progetti come AlpFoodway o simili, sebbene non portino introiti immediati, sono delle vetrine importanti per la nostra regione e a lungo termine hanno un impatto positivo. Lo sviluppo territoriale sembra anche non essere una premura; per esempio progetti come il 100% Valposchiavo potrebbero essere promossi maggiormente dalla Regione e altri concetti simili legati al recupero del paesaggio (come i muri a secco) potrebbero essere portati avanti a livello regionale. Sicuramente la Regione adempie ai compiti obbligatori riguardanti la gestione degli uffici dello Stato Civile, delle Esecuzioni e dei Fallimenti e della Curatela, garantendo un servizio efficace ai cittadini; bisogna però chiedersi se il minimalismo sia una strategia vincente.

Sembra che i membri della Conferenza dei Sindaci si limitino al minimo indispensabile, aspettando che ulteriori compiti cadano dal cielo, i comuni invece sono più impegnati a soffermarsi sulle divergenze che a cercare un dialogo costruttivo: tutto ciò a discapito dei cittadini e del servizio pubblico.

Forse sarebbe ora che Regione e comuni si destino dal torpore e guardino alla collaborazione come un punto di forza, altrimenti sarà inutile piangere quando sarà il Cantone a decidere per noi.



Paprica







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