domenica 7 aprile 2019

Nascosto fra i banchi


La scuola, oltre che ad un’istituzione, dovrebbe essere un posto dove si cresce, dove i propri orizzonti si allargano e si apprendono cose nuove. Dovrebbe essere un posto sicuro, dove è possibile scambiare le proprie opinioni e dove conoscere sé stessi.
In tutto questo l’insegnante ha un ruolo fondamentale, può stimolare negli alunni la passione nella letteratura, nella natura o nella matematica. Permette ai bambini e alle bambine di misurarsi con sé stessi e di accompagnarli nella loro crescita. Il “maestro” o la “maestra” sono una figura importante nella vita di un bambino e possono quindi avere un grande influsso, positivo o negativo, sulla vita dei ragazzi.

Per me le scuole dell’obbligo sono state un periodo felice, nonostante le crisi adolescenziali che tutti noi abbiamo vissuto. Naturalmente preferivo alcuni insegnanti rispetto ad altri, ma è inevitabile avere le proprie preferenze quando si ha a che fare con altri esseri umani. Posso dire con certezza però che durante i nove anni passati alle scuole di Poschiavo mi sono quasi sempre sentito a mio agio, ascoltato ed accettato.
Questo significa che nonostante le preferenze personali la maggior parte del corpo insegnate riesce ad adempiere i propri doveri, permettendo agli scolari ed alle scolare di poter imparare in un ambiente sano. Sono molto grato per questo, e con questo articolo non voglio infangare l’intera istituzione scolastica locale, ma ci sono stati momenti, specialmente durante l’ora di religione, dove non mi sono affatto sentito bene, dove mi sentivo fuori posto, sbagliato e diverso. Penso che la maggior parte delle persone si senta in questo modo prima o poi. La nostra società è per fortuna composta da individui diversi fra di loro, ed è quindi logico che prima o poi ci si senta fuori luogo. Per me però la situazione è stata un po’ diversa, dato che sono gay.

A scuola il tema dell’omosessualità viene affrontato sotto vari punti di vista. Quando si parla di discriminazione spesso è una delle tematiche affrontate, durante la lezione di educazione sessuale viene accennato e gli scolari ne parlano fra di loro. Nella mia esperienza scolastica però era durante l’ora di religione dove alla discussione veniva dato più spazio. Sfortunatamente però non nel migliore dei modi. Il nostro insegnate di religione ne parlava spesso: “spiegandoci” che cosa significa essere gay, come mai lo si diventa, che cosa succede quando si vive la propria sessualità e che cosa fare se ci si accorge di essere omosessuali.

A suo modo di vedere un ragazzo od una ragazza diventa omosessuale quando non ha un esempio del proprio sesso da seguire. Ad esempio un ragazzo diventa omosessuale se cresce in una famiglia dove manca il padre, ed è circondato da figure femminili. Il ragazzo cresce quindi seguendo gli esempi che lo circondano: essendo in un ambiente prevalentemente femminile diventa effemminato e prova attrazione per gli uomini. Secondo quanto ci raccontava non si nasce gay, ma lo si diventa. Ci spiegava che è una cosa contro natura, che non è normale, che la diminuzione della fertilità è causata dagli omosessuali e via dicendo. Il messaggio trasmesso era che è un comportamento sbagliato e che danneggia la società. Ripeteva sempre che la Chiesa non è contro gli omosessuali, che li accetta ma giudica il loro comportamento come sbagliato. L’unico modo per essere un buon cristiano se si è omosessuali e reprimere i propri stimoli e non vivere la propria sessualità.

Ho avuto questo insegnate durante il periodo delle secondarie. A quel tempo non avevo ancora capito molto bene se fossi gay oppure no, non sapevo nemmeno che cosa volesse dire esattamente. Tuttavia mi accorgevo che ero diverso dai miei compagni, che non mi interessavano molto le ragazze ma preferivo i ragazzi. Nonostante non avessi ancora compreso la mia sessualità riuscivo in parte ad identificarmi con ciò che l’insegnate di religione raccontava. Anche senza ammetterlo con me stesso sapevo che mi piacevano gli uomini e ciò che raccontava a lezione mi faceva star male. A tredici anni non avevo ancora sviluppato un senso critico molto forte. Per me un insegnante era un po’ come un genitore; una figura con una certa autorità che sapeva più cose di me. Per questo sentire continuamente questi messaggi omofobi mi feriva tanto. Avevo l’impressione che dentro di me ci fosse qualche cosa di sbagliato, di sporco e vergognoso. Non sapevo che cosa fare, e non sapevo con chi parlarne: non volevo dirlo ai miei genitori, perché pensavo che li avrei delusi e che non mi avrebbero più voluto bene se lo avessero saputo. Ai miei amici non lo volevo dire perché temevo che mi avrebbero voltato le spalle. Così mi sono tenuto tutto dentro, sentendomi in trappola e senza vedere una soluzione.

Il mio percorso scolastico mi ha portato fuori valle, in un ambiente più aperto per quando riguarda questo tema e sono riuscito ad accettare ciò che sono. Tuttavia non è così per tutti, molte persone vivono una vita rinnegando sé stessi fino a quando non trovano più una via d’uscita.
Il fatto che un insegnante trasmetta dei messaggi come quelli appena elencati è inaccettabile. L’adolescenza è il periodo dove si comincia a scoprire la propria sessualità, si è molto vulnerabili ed insicuri e simili insinuazioni possono lasciare ferite che impiegano molto tempo a guarire. Questi insegnamenti vanno contro il senso stesso della scuola. Le argomentazioni portate dall’insegnante in questione sono affermazioni pseudoscientifiche, screditate dalla comunità scientifica internazionale. Prendiamo come esempio l’affermazione che si diventi omosessuale solamente perché manca un esempio dello stesso sesso da seguire: io sono gay ma ho fortunatamente un padre ed una madre, mentre ci sono molti bambini che non hanno questa fortuna, ma sono etero. 

È vergognoso che a scuola vengano insegnate cose false. Penso che tutti noi non accetterebbero che si insegnasse ai bambini che due più due fa cinque, non vedo quindi perché una cosa simile possa ancora succedere. La scuola dovrebbe essere un posto dove ogni bambino si sente accettato e dove tutte le tematiche, anche quella dell’omosessualità, vengono affrontate con la mente aperta. Nella nostra suola però questo non è sempre realtà.

Molti di voi probabilmente non si sentono molto toccati dall’argomento. Tuttavia è una cosa che indirettamente ci coinvolge tutti. Statisticamente circa il 10% della popolazione ha inclinazioni omosessuali, quindi molto probabilmente una delle persone che conosci è gay. 
Con questo articolo probabilmente non posso cambiare le tue convinzioni riguardo a questo tema. Sono consapevole che sia un argomento complesso, dove le proprie convinzioni, ideologie e la propria fede entrano in conflitto. Spesso si parla senza pienamente comprendere la portata che le nostre parole possono avere. Questo genere di insegnamenti omofobi, i commenti al bar e le battutine stupide sono come piccole ferite, che possono essere letali. Secondo uno studio del dipartimento della sanità americano circa il 30-40% di giovani omosessuali ha tentato il suicidio almeno una volta: ben quattro volte in più dei coetanei eterosessuali.

A Poschiavo l’omosessualità è ancora un tabù, tuttavia non significa che non ci sia. Forse uno dei tuoi figli, uno dei tuoi amici oppure un parente sta vivendo questa situazione. Il modo in cui viene affrontato il tema, specialmente a religione, è molto nocivo.
Le tue parole però hanno un peso. Pensa prima di parlare, prova ad intavolare il discorso in una maniera costruttiva e chiediti se è questo il modo giusto per affrontare l’argomento. Avendolo vissuto sulla mia pelle posso dirti che non lo è.


Sciuflek


2 commenti:

  1. Per essere trattati da diversi, e quindi emarginati, derisi, picchiati in un paese come Poschiavo non era necessario essere omosessuali, bastava addirittura avere un diverso modo di fare, una personalità fuori dal comune.. Parlo di 20 anni fa e non so come sia ora ma ho visto ragazzi e ragazze essere vittime di bullismo per anni e insegnanti non occuparsene minimamente..

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  2. Ne sono cambiate di cose negli ultimi anni...Penso e mi auguro che anche la nostra scuola si sia evoluta in questo campo. Se cosi nn fosse allora bisogna cacciarli tutti quegli insegnanti che vivono ancora da medievali.

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